Scoprire Bellano, borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, è semplice e affascinante grazie al BAC Bellano Arte Cultura.

Si tratta di un percorso culturale che connette diversi luoghi del borgo per indurre il visitatore a vivere un'esperienza immersiva nella natura, nella storia, nell’arte, nella spiritualità.

Vediamo nel dettaglio tutti i luoghi compresi nell'itinerario che si propone di cucire insieme luoghi, spazi, arte, memoria del passato e urgenze che rigenerino la vita del paese.

Bellano, l'Orrido - Foto di Gabriele Viganò
Bellano, l'Orrido - Foto di Gabriele Viganò

L'orrido e la Ca' del Diavol

ORRIDO

Si tratta di una gola naturale creata 15 milioni di anni fa dall’erosione del torrente Pioverna e del Ghiacciaio dell’Adda che, nel corso dei secoli, hanno modellato la roccia in gigantesche marmitte, tetri anfratti e suggestive spelonche.

Lo stretto canyon è visitabile grazie ad un sistema di passerelle ancorate sulle alte pareti a picco sull’acqua, dove il fascino del luogo assume sfumature diverse, e che recentemente sono state allungate fino a raggiungere la grande cascata posta più a monte.

Gli spazi angusti, i particolari giochi di luce riflessa sulle pareti rocciose e sull’acqua, la vegetazione che rimanda a ambienti più tropicali e il frastuono delle cascate che si infrangono sulla pietra ha da sempre ispirato moltissimi scrittori che ne hanno raccontato la bellezza o hanno costruito alcune leggende come quella di Taino o quelle legate alla Cà del Diavol.

Successe a Stendhal che lo citò nel suo Viaggio in Italia, successe a Johann Jakob Wetzel che lo descrisse come “un teatro di bellezza e spaventi, [da cui] si sente uscire un rumore simile a quello del tuono” e successe ancora al poeta bellanese Sigismondo Boldoni che lo definì “Orrore di un’orrenda orrendezza”.

Bellano, Cà del Diavol - Foto di Carlo Borlenghi
Bellano, Ca' del Diavol - Foto di Carlo Borlenghi

CA’ DEL DIAVOL

All’ingresso del sito si trova una torretta di tre piani a pianta pentagonale arroccata su un masso a picco sul torrente nota già nei primi del ‘600, presente in tutte le pubblicazioni che si riferiscono all’Orrido, ma di cui non si conoscono le origini. Ad oggi è conosciuta come Ca' del Diavol per via degli affreschi presenti nella parte più alta in cui si distingue, appunto, i segni zodiacali e divinità mitologiche, ma anche per le leggende che ne sono nate e che la indicano come sede di numerosi riti satanici, festini e incontri orgiastici.

Oggi la Ca’ del Diavol è uno spazio immersivo che si sviluppa su tre piani, in un percorso pensato per condurre il visitatore attraverso la storia e le origini del territorio bellanese con la guida di exibit multimediali.

Bellano, Museo Giancarlo Vitali - Foto di Giovanni Hanninen
Bellano, Museo Giancarlo Vitali - Foto di Giovanni Hanninen

Museo Giancarlo Vitali

Il Museo (Via Manzoni 50) ospita la collezione permanente del pittore e incisore Giancarlo Vitali (Bellano 1929 - 2018) allestita nelle sale del piano terra di Palazzo Lorla che comprende una selezione significativa dalla sua vasta produzione, oltre 100 dipinti realizzati nell’arco di settant’anni.
 Il Museo rende omaggio a un artista che ha saputo confrontarsi con le tematiche figurative del Novecento, dalle quali ha estratto i caratteri identitari per nutrire la sua pittura.
Fortemente radicata nella tradizione lombarda, l’arte di Giancarlo Vitali dialoga costantemente con la storia dell’arte, traendo ispirazione dal lago e dalla terra d’origine. Questi elementi, spesso utilizzati come riferimento e metafora, sono stati tradotti in un linguaggio pittorico che ha superato i confini regionali, grazie anche al riconoscimento della critica nazionale e internazionale.

Gli ambienti che ospitano il Museo, in passato furono adibiti in parte a Circolo dei lavoratori con la sala delle feste e a panetteria poi trasformata in bottega alimentare.

Il progetto del Museo è il risultato di una collaborazione tra il Comune di Bellano e l’Associazione ArchiViVitali ETS che hanno accolto con gratitudine la donazione degli eredi dell’artista.

Bellano, San Nicolao Arte Contemporanea - Foto di Giovanni Hanninen
Bellano, San Nicolao Arte Contemporanea - Foto di Giovanni Hanninen

San Nicolao Arte Contemporanea

Nella parte più interna del paese, distaccato dalla vita di ogni giorno quel tanto da permettergli il raccoglimento della preghiera sorgeva la chiesa connessa e riferita al piccolo Convento degli Umiliati, un movimento laicale che ebbe molta presa fra Piemonte e Lombardia e che fu poi soppresso nel 1571. La chiesa “era ubicata nel punto in cui l’antica strada per Dervio (dove sorgeva una tra le case umiliate più importanti della regione) e l’alto lago si immetteva nelle strette vie del borgo: in quel luogo, sul fianco della chiesa, c’era una delle porte principali di accesso a Bellano, mentre su quello sinistro si accedeva alla sacrestia e al piccolo convento umiliato, oggi non più esistenti. L’importanza dell’adiacenza della chiesa al cosiddetto ‘Sentiero del Viandante’ si può ritrovare nella dedica a San Nicolao, tipica degli edifici dell’area alpina che si trovavano su percorsi o vie di transito destinati alle ‘stazioni’ per i viandanti e i pellegrini”. L’edificio sconsacrato, a pianta trapezoidale, ha subìto integrazioni e ricostruzioni che si sono in parte sovrapposte alla struttura originaria. Dell’antico impianto si conservano la bella copertura a crociera in mattoni del presbiterio e il notevole ciclo di affreschi che dichiarano una mano qualitativa e una “personalità sensibile e raffinata, già permeata dal gusto tardogotico” che molti studiosi individuano nella figura del Maestro di Bellano, la cui personalità emerge nel ventennio a cavallo tra Trecento e Quattrocento, in molti affreschi del comprensorio lacustre.

Oggi lo spazio (Via San Nicolao 9) ospita al piano terra mostre d’arte contemporanea mentre al primo piano dell’edificio è esposta la collezione permanente delle opere di Danilo Vitali (Bellano, 1935) che pendono dal soffitto e fluttuano leggere nello spazio: i pesci in rame, protagonisti principali dell’allestimento, si librano nel vuoto come un “acquario sospeso” insieme alle altre figure che raccontano un universo onirico fatto di frutti, foglie, alberi e un bestiario site-specific.

Bellano, chiesa Santa Marta, Compianto sul Cristo morto - Foto di Carlo Borlenghi
Bellano, chiesa Santa Marta, Compianto sul Cristo morto - Foto di Carlo Borlenghi

Chiesa di Santa Marta

L’impianto della chiesa svela chiaramente le origini dell’edificio che fu eretto in forma d’oratorio già in età basso medievale e fu a lungo sede di una Confraternita di penitenti laici detta ‘dei Disciplini’, particolarmente dedita alla riflessione e meditazione sulla Passione e morte di Cristo.

La piccola chiesa (P.zza Santa Marta), nonostante i vistosi rifacimenti operati nel corso dei secoli, si presenta con un impianto tardo-gotico, con belle archeggiature in cotto sulla porta d’ingresso e una considerevole decorazione sulla cupola con tamburo ottagonale, risalente al 1582.

L’interno è a unica navata e ha in gran parte perso l’originaria struttura presentandosi con un sapore chiaramente riferito al tardo barocco e al rococò. 

Nel fianco sinistro della navata, nella cappella del Santo Sepolcro, un inatteso capolavoro del tardo Quattrocento lombardo. Si tratta di un gruppo scultoreo ligneo, composto da otto statue dipinte, il Compianto sul Cristo morto o Lamentatio, opera uscita dal magistrale scalpello di Giovanni Angelo del Maino. 

Bellano, Chiesa dei Santi Nazaro e Celso - Foto di Carlo Borlenghi
Bellano, Chiesa dei Santi Nazaro e Celso - Foto di Carlo Borlenghi

Chiesa dei Santi Nazaro e Celso

L’imponenza della chiesa prepositurale (P.zza San Giorgio,), monumento Nazionale, dà la precisa misura di quanto in passato Bellano abbia vissuto un lungo periodo di fortuna, in particolare fra Trecento e Cinquecento quando rivestiva una posizione di strategica importanza e di rilievo nel comprensorio lacustre. In origine una più modesta pieve romanica, l’edificio sacro nel tempo crebbe in dimensione e stratificazioni di linguaggi gotico e rinascimentale. Fino, appunto, a giungere all’attuale forma, quella di un complesso d’impronta chiaramente romanico-gotica, con alcune integrazioni giunte nei secoli seguenti. Importante la facciata, connotata dalle tipiche bande bianco e nere di marmo, con quattro lesene corrispondenti che dividono e sostengono le navate. Di notevole bellezza anche le terrecotte maiolicate del rosone che formano un fregio di grande eleganza. 

Bellano, Museo del latte e della storia della Muggiasca - Foto di Carlo Borlenghi
Bellano, Museo del latte e della storia della Muggiasca - Foto di Carlo Borlenghi

MUU - Museo del latte e della storia della Muggiasca

Due millenni di tradizione manuale passata di padre in figlio non solo come un mestiere, ma come un modo diverso di vivere, che prevede il rispetto di poche, precise regole: la pazienza di un’attesa attiva e l’azione espressa in atti apparentemente semplici perché scanditi da un’abilità manuale che viene da un mestiere e insieme da un amore. Tutto questo il MUU Museo del Latte e della Storia della Muggiasca di Vendrogno lo racconta dal 2008 negli ambienti di un’antica latteria turnaria, riabilitata in museo, che espone in quattro sale a piano terra la strumentazione completa della latteria e le varie fasi per la produzione del formaggio e nelle due sale al piano superiore gli oggetti d’utilizzo, oltre a immagini d’epoca, materiale d’archivio, come dire le tradizioni e i costumi che hanno definito e valorizzato l’antico, nobile mondo del lavoro in alpeggio e che hanno connotato l’identità umana fiorita attorno allo spettacolo naturalistico dell’anello montano della Val Muggiasca.

Per maggiori informazioni sul BAC, c'è il sito.