Giorno dopo giorno è il progetto per raccontare Peccioli, il borgo Bandiera Arancione del Pisano che in questi anni ha visto portare avanti, anche con il sostegno e la collaborazione del Touring Club Italiano, molte iniziative riguardanti lo sviluppo turistico sostenibile. Nell'estate 2025 i 4600 abitanti di Peccioli sono stati chiamati a dare il loro punto di vista sul borgo, raccontando la loro esperienza, aneddoti sulle tradizioni e sulla quotidianità, momenti memorabili, stranezze, episodi che li legano al territorio e alle sue peculiarità. In questa pagina la presentazione del progetto e l'indice delle storie raccolte; a seguire il racconto di Greta e Gianluca.
All’inizio, a Peccioli, la conoscevano come la cognata della maestra Angela. Mia sorella era maestra, una figura pubblica in un paese dove praticamente ogni famiglia ha avuto almeno un figlio in classe sua. Anche gente di 80 anni aveva fatto scuola con lei. Poi, Greta è diventata quella della lavanda.
Un cambiamento radicale
Greta si è trasferita qui dall’Emilia. È stato un cambio di vita drastico, non semplice. Lei è geometra di formazione, ma in Toscana aveva trovato lavoro in una ditta che si occupava di bioedilizia. Purtroppo il settore qui non era sviluppato come in Emilia, dove già nei primi anni 2000 c’erano realtà più avanzate.
La ditta per cui lavorava organizzava anche fiere ed eventi: da lì è passata all’organizzazione di Expo Motori, Expo Pisa, Festa della Birra… però era difficile. Veniva da un’area molto collegata: Concordia, vicino a Mantova, Modena, Verona. Qui, dice lei, sembrava di essere nella tundra.
Per lavorare doveva farsi 40 minuti di macchina fino a Navacchio, partendo alle 8 e tornando anche a mezzanotte nei giorni di fiera. All’inizio, a casa veniva solo per dormire. Poi, smesso quel lavoro, ha iniziato ad apprezzare il territorio, la calma, ed è rimasta.
L'incontro
La prima volta che è venuta qui le è sembrato un paradiso. Era giugno, tutto verde. Lei amava già la Toscana, il suo sogno era studiare Architettura a Firenze, ma la vita l’ha portata a Fabbrica di Peccioli, senza università.
Ci siamo conosciuti per caso, mentre guardava una moto. All’epoca ero ancora fidanzato. Le ho telefonato, e siamo stati al telefono un’ora e mezzo, con due telefoni diversi (Team e Vodafone). Ai tempi si pagava caro se non avevi lo stesso operatore: 70 euro di credito spariti in una telefonata. Poi c’è stata un’altra chiamata da 40 euro. Alla fine, grazie a una promozione (You&Me), ci siamo arrangiati.
L’amore a distanza
La nostra è stata a lungo una relazione a distanza. Ci vedevamo ogni 15 giorni. Greta prendeva il treno da Mirandola a Bologna, poi Firenze, e io andavo a prenderla lì. Ha conservato tutti i biglietti del treno. Dice che veniva sempre lei, io poco. Alla fine sono andato anch’io, ma raramente.
L’integrazione
Greta si è integrata benissimo nel paese. La mia famiglia e gli amici l’hanno accolta da subito. In paese ti salutano anche se non ti conoscono. All’inizio è stato un po’ difficile, perché qui la sera la gente si trovava fuori a fare “veglia”, a chiacchierare davanti alla chiesa o al bar. Un’abitudine che era andata persa e ora sta tornando, anche grazie alle serate estive.
Greta conosce più gente di me ormai. È socievole, chiacchiera con tutti: baristi, parrucchiere, negozianti. È diventata amica della parrucchiera dopo essere andata con lei a un concerto dei Maneskin. Lei è così: espansiva, allegra, aperta. Io invece sono il contrario: silenzioso, mi piace stare tranquillo, guidare senza radio. Discoteca? Una volta sola, al Boccaccio.
Vita quotidiana e lavoro
Greta dice: “Io la musica non posso farne a meno”. Anche se ha acufeni, va in giro con l’amica parrucchiera in macchina con la musica a palla, solo per divertirsi. È la sua strategia di sopravvivenza.
Col tempo ha imparato ad apprezzare anche il lavoro agricolo. Suo padre le ha sempre insegnato che bisogna lavorare con passione. Se fai un lavoro che non ti piace, lo vivi male. All’inizio si è sentita sconfortata: piantavamo la lavanda a mano, lei inginocchiata a passarmi le piantine, e sembrava che non finisse mai.
Poi, quando vedi il campo pieno, le piante cresciute, arrivi alla distillazione dell’olio… arriva anche la soddisfazione. Il progetto della lavanda è nostro, lo portiamo avanti con amore, anche se richiede molto lavoro fisico e dedizione.
Condividere un’esperienza
Facciamo esperienze con piccoli gruppi per far conoscere il nostro mondo. Non ci interessa fare grandi numeri, ma vogliamo che le persone vadano via soddisfatte, arricchite. Anche se si siedono solo su una balla di fieno in mezzo alla lavanda, per noi è importante che vivano un momento autentico.
Oggi siamo sempre di corsa, attaccati al telefono, comunichiamo con messaggi. Qui, invece, le persone si fermano,parlano, si rilassano. Qualcuno ci dice: “Non ho voglia di tornare a casa”, e rimane a chiacchierare due ore su una panca. È questo che conta per noi: dare un’esperienza vera.