Giorno dopo giorno è il progetto per raccontare Peccioli, il borgo Bandiera Arancione del Pisano che in questi anni ha visto portare avanti, anche con il sostegno e la collaborazione del Touring Club Italiano, molte iniziative riguardanti lo sviluppo turistico sostenibile. Nell'estate 2025 i 4600 abitanti di Peccioli sono stati chiamati a dare il loro punto di vista sul borgo, raccontando la loro esperienza, aneddoti sulle tradizioni e sulla quotidianità, momenti memorabili, stranezze, episodi che li legano al territorio e alle sue peculiarità. In questa pagina la presentazione del progetto e l'indice delle storie raccolte; a seguire quelle a tema feste e ricorrenze.
Il Fuoco di San Giovanni
di Luca R.
Il mio pensiero va alla festa di inizio estate, la celebrazione del Fuoco di San Giovanni, che si festeggia la notte del 23 giugno! È una tradizione che purtroppo si è andata un po' a perdere nel corso degli anni. Il mio ricordo va, infatti, agli anni dell'adolescenza quando, nei giorni prima, eravamo impegnati a raccogliere il legname da ardere per fare il fuoco più grande dei nostri ""antagonisti"" del quartiere paesano Cantarelli.
Si perché, infatti il paese di Legoli è suddiviso prevalentemente in 4 zone, San Bastiano, in paese, Cantarelli e la Croce/Castello. Il fuoco di San Giovanni era una competizione a due, Cantarelli e la Croce/castello, alla quale appartengo io. Gli abitanti delle altre zone si aggregano miste un po' all'una e un po' all'altra.
È inutile dire che i vincitori della competizione eravamo sempre noi, aiutati anche dalla logistica, infatti Cantarelli non dispone di spazi adeguati a fare grandi fuochi, al contrario di noi che potevamo disporre del piazzale della Chiesa Alta. Dalla sua, la comunità di Cantarelli era sempre la migliore ad intrattenere gli ospiti, in quanto erano molto bravi ad organizzare intrattenimento con giochi vari e scenette teatrali. Ecco questo è un ricordo che porto nel cuore con molta nostalgia degli anni ormai passati!
Gli anni delle elementari
di Giordano M.
Come tutti, i ricordi più vivi sono gli anni dell'adolescenza, quando si fanno le prime esperienze, le prime conoscenze. Il primo interfacciamento con Peccioli, è stato negli anni di scuola materna (dalle suore!) e scuole elementari. È indimenticabile il fascino dell’ampia sala dove c’era il palco e dove si svolgevano gli ultimi eventi annuali o nei periodi di festa con i genitori che si travestivano e ci facevano “sbudellare” dalle risate. Gaio ovviamente in prima fila, ma ricordo benissimo il Pagni, e molte/i altri.
Negli anni delle elementari era impossibile non andare ogni tanto a visitare la costruzione della Torre di Pisa in gesso (ma forse ricordo male) nel 2 o 3 piano.
Sempre nello stesso periodo 1983-1990, le prime esperienze nelle feste paesane. Come non ricordare la giostra del “calcio in culo” nell’allora piazzetta dei giardinetti (adesso del polivalente). Ci son montato una sola volta, non mi aspettavo di trovarmi sospeso sopra le case, al di là del muretto, con il terrore che se si fosse sganciato qualcosa mi sarei ritrovato al campo sportivo (nella migliore delle ipotesi). Oggi non sarebbe permesso, ma soprattutto le misure di sicurezza di oggi danno qualche sicurezza in più. La giostra della nave, in mezzo alla piazza, c’è stata un solo anno ma faceva effetto quando in un movimento sembrava entrare dentro “La Misericordia”.
Tra le manifestazioni top, è impossibile non ricordare il “gioco della botte”. Il paese era tempestato di balle di paglia, e non ricordo solo un banale “spingi spingi” della botte, ma una vera lotta di nervi e voglia di vincere. Anche per chi seguiva ovviamente!
Tra i personaggi di quel periodo ricordo benissimo il buon Mauro, con quella borsetta mi ricordo che girava il paese più del solito. L’unico che non si vedeva per le feste paesane, era Il Barone. Ma questo era il suo modo di fare, il suo modo di vivere il paese. Un modo che dagli anni 2010, ahimè si è completamente stravolto.
Le Sette Chiese
di Fabrizia T.
Una tradizione che ho vissuto da piccola e non ho mai trovato in altro paese. Io abito a Terricciola (da piccola a La Rosa di Terricciola), comune confinante, ma noi non pratichiamo questo rito. Il giovedì prima di Pasqua, chiamato giovedì Santo a Peccioli si visitano i vari sepolcri allestiti nelle chiese. In pratica si devono visitare i sepolcri per 7 volte e quindi dato che non ci sono 7 chiese si entra e si esce più volte. Per me, che venivo dalla campagna, era una festa e non solo religiosa. Ancora oggi la tradizione è viva e vissuta in modo particolare da chi vive a Peccioli e non solo.
Domenica d'ottobre Peccioli in festa!
di Daniele C.
Peccioli in festa per S. Colombano, festa dell'Uva Colombana. Tutto il centro storico pieno di gazebi che espongono chi produce monili per donne, chi fa ceste con i vimini, chi borse di stoffa, chi espone prodotti in legno scolpito, chi brucia le caldarroste, chi fa bomboloni, musicisti, saltimbanchi, poi c'è un gazebo sul rossiccio con all'interno un nostro fotografo tutto impegnato a fotografare i Pecciolesi che transitavano vicino a lui e, passandogli vicino con la mia famiglia, immancabilmente veniamo chiamati per una foto dicendo a me di togliermi gli occhiali e fissare la macchina fotografica.
Cosa, questa, che veniva chiesta a chi portava gli occhiali. Ma, che strano, fotografava solo gli occhi.
Aspettiamo, prima di andare via l'estrazione della tombola, ultimo atto della festa. Passa del tempo e troviamo appiccicati su tavolette di legno di varie misure i NOSTRI OCCHI fotografati tempo addietro, durante una delle tante feste che Peccioli fa che riempiono tutto il muro del Loggiato della Chiesa, quel muro che guarda l'Era. Quel muro che ha sorpreso noi, è diventato una richiesta da molte persone in visita o, piacevole sorpresa per chi ci si trova davanti o prima o dopo aver visto i Giganti, l'Anfiteatro, la passerella, la terrazza sospesa, per le varie opere del MACCA, il parcheggio
multipiano, tutti gli ascensori impensabili in un paesino come Peccioli.
La festa di San Felice
di Paola B.
Ogni anno il 18 maggio presso il Convento dei frati si festeggia San Felice per il paese era una grande festa soprattutto per i bambini. Prima si andava in chiesa dai frati i bambini prendevano la benedizione, poi fuori. C'erano i banchi che vendevano giocattoli banchi di dolciumi dove i bambini contenti facevano il giro dei banchi per vedere il giocattolo più bello, in quella occasione ai bambini si comprava il leccalecca… Piano piano i bambini sono diminuiti, la festa si è ridimenzionata… Quest'anno non è stata fatta… Dispiace perché le tradizioni non andrebbero perse.
San Verano, il patrono
di Paola B.
San Verano il patrono di Peccioli si festeggia la terza domenica di ottobre.
Si fa la processione con la statua in gesso di San Verano andando per le strade di Peccioli, grande festa parrocchiale. La leggenda vuole che il Santo liberò il paese dalla Peste. Gli abitanti di Peccioli sono da allora devoti al Santo.
Ricordo la vendemmia
di Marilù P.
Ricordo sempre la vendemmia.
Credo che per un bambino nessuna festa equivalga ad essa.
Un clima festoso, l'odore dell'uva schiacciata.
Tutto questo alla vigna di nonna a Peccioli.
Un primo pomeriggio con il sole giallo arancio dell'ottobre, vagavo nei dintorni della campagna giocando con i cugini. Giocavamo a tutto, tutto ciò che ci capitava sotto gli occhi. Ad un certo punto, NONNA ASSUNTA, mi chiama giù in basso verso l'Era.
Mi chiamava ad alta voce, Marilù, Marilù… Arrivo dove lei era, in una vigna, con la crocchia in testa, il grembiule e la faccia arrossata da sole e fatica. Mi dice ciò che poi non avrei più dimenticato.
"Vieni qui vicino" mi disse a voce bassa, con una pigna di colombana tagliata "guarda questo chicco, ha un pelo bianco sulla punta…mangialo e ti porterà fortuna e ti farà essere bella".
Lo mangiai, pensando, pensando… E questo tante volte ancora, ogni volta che sento l'odore dell'uva e della vigna. Chissà chissà…
Primo maggio, festa sulle Serre
di Paola B.
Una festa particolarmente cara ai Pecciolese è la Festa sulle Serre, un luogo in campagna dove c'è una chiesetta.
Negli anni passati la campagna intorno era abitata da gruppi di famiglie che abitavano nei casolari appartenenti alla FATTORIA DEI FONDI RUSTICI
i contadini MEZZADRI lavoravano la terra.
Essendoci tanti bambini, c'era anche una scuola vicino alla chiesetta (ora franata).
Il PRIMO MAGGIO tutti gli anni in questo luogo si fanno ancora adesso Merende, Scampagnate, giochi per i bambini, esposizioni dei trattori…
Stare un giorno in compagnia e godersi la campagna, si può andare a piedi dal paese di Peccioli, si può andare sulle serre anche dal paese di Montecchio, oppure negli ultimi tempi c'è un servizio navetta che parte da Peccioli: la distanza per arrivare è di circa 3 km, passando tra le colline nel verde della campagna toscana.
La fiera paesana
di Lucia
L'estate sta finendo… Le scuole iniziano, ma per noi bambini di Peccioli l'inizio della scuola era anche un motivo di gioia… perché il primo martedì di ottobre si svolgeva la fiera paesana, con l'obiettivo di promuovere prodotti locali, artigianato e commercio, offrendo anche intrattenimento e giochi: autopista, dischi volanti, calci in culo, giostra… Era un richiamo anche per le persone che abitavano nei paesi vicini e nelle campagne che affluivano numerose nel paese…. La fiera continua a esserci ogni anno, ma la magia e la meraviglia dei ragazzi e adulti di quel tempo si è perduta…
Una notte magica
di MariaPia G.
Era la vigilia di Natale del 1985.
In quel periodo abitava a Montecchio un signore che possedeva dei cavalli.
Era sua abitudine passeggiare per le vie dei paesi vicini, con sua moglie, sopra un bellissimo calesse, trainato da due stupendi cavalli.
Alcuni genitori dei bambini del paese proposero a questo signore se poteva accompagnare Babbo Natale a consegnare i regali la vigilia di Natale, fu da subito veramente entusiasta del progetto.
Mio marito ebbe l'incarico di vestire i panni di Babbo Natale, in paese furono raccolti i pacchetti da consegnare e caricati sul calesse. Appena fu notte, il viaggio ebbe inizio.
Io con mio figlio eravamo a casa, trepidanti per l'attesa, non sapevo che cosa mi potevo aspettare.
Era una notte serena, non molto fredda, le stelle illuminavano il cielo e la luna faceva capolino ogni tanto, quando le nuvole glielo permettevano.
Non appena il calesse lasciò la strada asfaltata per immettersi in quella di campagna che porta alla mia casa, in un silenzio quasi surreale, si iniziò a sentire il rumore degli zoccoli dei cavalli e il tintinnio dei campanelli che erano stati attaccati al calesse. Finita una salita e dopo un'ampia curva, mi fu possibile vedere, non credevo ai miei occhi, le piccole lanterne illuminavano la strada da percorrere. Era una scena che non mi potrò mai dimenticare, l'emozione fu davvero grande, sembrava di essere in una favola.
Fu veramente una notte magica.
La mietitura
di MariaPia G.
Arriva il mese di giugno, i colori della campagna si alternano, dal giallo del grano maturo al verde dei campi di erba medica ed al rosso/verde dei campi di sulla.
Tutta la famiglia si preparava per la festa della mietitura del grano.
Venivano allevati nei mesi precedenti animali da cortile per il pranzo del giorno: galline per il brodo, polli e conigli per l 'arrosto. Il grano dopo essere stato tagliato e fatti i covoni, veniva portato sull'aia, debitamente ripulita e raschiata da tutte le erbacce a mano con le pale.
Per prima cosa, venivano fatti dei cerchi e poi, dopo qualche giorno, venivano preparate le "barche" (tipo delle montagne di covoni) a distanza l 'una dall'altra per permettere alla "macchina da batte" di posizionarsi al centro.
Ecco il grande giorno. Le donne della famiglia, aiutate da altre del paese, iniziavano ben presto al mattino a preparare il pranzo, ad apparecchiare, utilizzando il servizio di piatti migliore ed il brodo servito tassativamente nelle zuppiere. Gli uomini erano pronti sull'aia, ognuno al proprio posto di lavoro, c'erano molte persone del paese che scambiavano il lavoro. Non esisteva una retribuzione od una ricompensa in denaro ma si aiutavano a vicenda.
Anche noi bambini eravamo parte attiva, il ruolo più importante era quello di provvedere all'acqua, andavamo a prenderla alla "Fonte del broto". Era una fonte che erogava acqua fresca ed era situata non distante dall'abitazione ma si doveva scendere un tratto scosceso in mezzo ad un bosco. I più grandi riuscivano a portare quattro fiaschi di vetro rivestiti di paglia, due sotto le ascelle e due in mano, mentre i più piccoli solo due.
Alla fine della mietitura erano tutti stanchi ma di solito soddisfatti. I rumori della macchina ed il vociare delle persone si sentivano anche a lunga distanza e quando si fermava tutto, per un po’ rimanevano nelle orecchie.
Il bello per noi bambini veniva anche dopo, quando entravamo nel granaio e facevamo i tuffi nel monte del grano, fino a quando i nostri genitori ci vedevano e ci sollecitavano ad uscire perché potevamo prendere la "gatta pulcina".
Di quelle giornate conservo delle foto e quando le rivedo penso a quanto poco bastava per essere davvero felici.
Il canto sui carretti
di Loredana M.
Ricordo tutto dei miei trascorsi a Peccioli.
Sono nata e vissuta per i miei primi due anni al "Canto" angolo per me rappresentante Peccioli come l'ho sempre amato.
Sono ormai passati tanti anni da quando ritornavo, in età giovanile, durante le vacanze estive e ogni volta speravo sempre di rivedere persone che secondo me con il loro modo di fare o di essere erano Peccioli.
Un fatto però mi ha fatto amare ancora di più Peccioli.
Era una giornata estiva come tante, ma vedere donne e bambini salire su carretti per andare a lavorare nei campi e cantare come fosse festa, mi ha lasciato un pensiero indelebile "si può essere felici anche lavorando, basta vivere in un luogo così… Peccioli!!!"
I miei parenti erano persone lavoratrici, zii contadini, postini e dipendenti della mitica Piaggio. Però anche se la zia era postina, trovava il tempo di confezionare per me e mia cugina i vestiti che noi rinnoveravamo il sabato per precedere chi sfilava la domenica… Un po' di competizione (se si può chiamare così) ci voleva per gratificare la zia.
Dire oggi che Peccioli è un paese è limitativo, si è evoluto in tutto anche a livello culturale… Ma io lo amo come era negli anni 60/70…. forse perché in quel periodo mi batteva il cuore per un certo paesano? Fiera di essere vissuta, anche se per poco, a Peccioli e ogni volta ritorno molto volentieri.