Giorno dopo giorno è il progetto per raccontare Peccioli, il borgo Bandiera Arancione del Pisano che in questi anni ha visto portare avanti, anche con il sostegno e la collaborazione del Touring Club Italiano, molte iniziative riguardanti lo sviluppo turistico sostenibile. Nell'estate 2025 i 4600 abitanti di Peccioli sono stati chiamati a dare il loro punto di vista sul borgo, raccontando la loro esperienza, aneddoti sulle tradizioni e sulla quotidianità, momenti memorabili, stranezze, episodi che li legano al territorio e alle sue peculiarità. In questa pagina la presentazione del progetto e l'indice delle storie raccolte; a seguire il racconto di Alberto B. su Ghizzano, frazione di Peccioli.

Ghizzano, un paese che resiste

di Alberto B.

Sono venticinque anni che vivo qui a Ghizzano, la mia età. La storia del mio b&b inizia molto prima di me, quando qui c'era il bar alimentari del paese. Una stanza un po' più grossa della metà di quella attuale, dove i vecchi proprietari - i figlioli del signore che gestiva tutto - avevano creato il cuore pulsante della frazione.

C'erano la sala giochi, le carte, il biliardo. E soprattutto c'era la prima televisione di tutto Ghizzano. Prima in bianco e nero, poi la prima televisione a colori del paese. La gente veniva qui apposta per vedere i programmi, era un evento. Mi hanno raccontato che durante le partite di calcio, quando nessuno aveva ancora radio o televisione in casa, mettevano la radio qui fuori e la gente si fermava ad ascoltare le cronache sportive passando per strada.

Il vecchio proprietario, invecchiando, non ce la faceva più a fare le scale che vedete. Aveva trasformato tutto in un mini-appartamentino: dove ora c'è il bancone della colazione, prima c'era il bagno, poi c'erano la cucina, il salotto, tutto concentrato qua. Quando è morto, i figli hanno venduto. Così è iniziata la nostra avventura.

Il sogno che prende forma

L'idea di aprire qualcosa per il turismo ce l'avevamo da qualche anno, ma la montagna ci sembrava scomoda. Tutto è cambiato quando hanno inaugurato questa strada nel 2019, la Via di Mezzo di Tremlett. Abbiamo firmato il contratto nell'ottobre-novembre del 2017, volevamo partire per il 2020. Poi è arrivato il Covid.

Ma forse è stata una fortuna mascherata. Durante il lockdown avevamo tantissimo tempo libero, e qui c'era da ristrutturare tutto. A parte quei mobili bianchi che vedete, che sono dell'Ikea, tutto il resto lo abbiamo rifatto noi. Ho ristrutturato dalla cucina in su, sempre con questi lavoretti molto manuali. Ci siamo divertiti, è stato un buon modo per passare quel periodo strano.

Nel 2021 eravamo ancora un po' una scommessa - chi veniva, veniva solo per la posizione, perché Peccioli non era ancora famosa. Ma da quando Peccioli ha fatto le opere d'arte contemporanea, tutto è un po' esploso. La gente viene perché da qui, in massimo un'ora, raggiungi tutta la Toscana, ma anche per visitare il nostro paese.

Gli ospiti indimenticabili

Quando gestisci un bed & breakfast, incontri persone straordinarie. Una delle storie più belle è quella della signora francese di novant'anni che è venuta qui con sei sorelle e un fratello - erano sette in tutto. Hanno portato la nonna di novant'anni e l'hanno accompagnata in giro per la Toscana per una settimana intera. Bellissimo vedere quella famiglia così unita.

Abbiamo avuto anche situazioni particolari legate al mondo dello spettacolo. Castelfalfi, che si vede da qui quando il sole riflette nella direzione giusta, hanno ristrutturato un paese intero. Cercano sempre nella zona e capita spesso che mi chiamino: piloti di elicotteri, tecnici audio per grandi matrimoni di lusso. Una volta abbiamo ospitato i tecnici che montavano per un matrimonio dei Ricchi e Poveri. Un pilota di elicottero mi raccontò che in un giorno aveva portato qualcuno a fare shopping a Roma, andata e ritorno in giornata.

La befana e il fondaccio

Ghizzano ha ancora il sapore della vita di paese vera. I primi cinque anni della mia vita li ho fatti proprio qui sotto, in una delle tre case che formano questo nucleo. Questa strada, che ora si chiama Via di Mezzo, quando eravamo piccoli era il "Fondaccio" - nessuno voleva abitarci. C'era l'alimentari qui davanti, la macelleria, tutto un po' trasandato. Ma ha cambiato totalmente volto, e ha anche cambiato nome.

Una delle tradizioni più belle era quella della Befana. C'era la fila di gente che voleva andare alla messa perché dopo c'erano dei fantocci, delle befane, e soprattutto cartelloni immensi dove venivano posti all’uscita della chiesa con degli sfotto in rima verso i paesani. Venivano presi di mira in rima - sempre senza parolacce - coppie sposate, le persone di paese più antipatiche o ragazzi giovani che durante l'anno avevano fatto qualcosa di eclatante. Era un modo divertente di raccontare la vita del paese, anche se dopo la generazione di mia madre questa tradizione si è un po' persa.

La sera prima della Befana facevamo scherzi ai paesani: spostavamo i fiori davanti alle case, una volta spostammo un'intera catasta di legna nel mezzo della strada. La mattina dopo nessuno poteva passare, ma era tutto normale, faceva parte del gioco.

L'infanzia nel bosco

Quando eravamo piccoli, l'intrattenimento era molto diverso da oggi. Si giocava sempre fuori, si giocava a pallone, si faceva una partitina, poi magari si giocava a "tedesca". Chi perdeva doveva essere il primo a contare quando si giocava a nascondino.

Una cosa che facevamo spesso era andare nei boschi a farci i Capanni, i "fortini". Prendevi il pennato, l'accetta, andavi a tagliare rami e ti facevi una piccola casetta nel bosco. Ogni anno ne facevamo uno nuovo, e i bambini lo fanno ancora adesso.

D'estate lasciavamo i bambini giocare a pallone fino alle undici di sera, completamente da soli. Una volta i vostri colleghi, tornando la sera tardi vide una bambina di sei anni che giocava alle undici di sera. Si era preoccupato, ma qui è normale - i bambini sono lasciati liberi perché il paese è sicuro.

La radio di paese durante il Covid

Durante il periodo Covid, quando si ristrutturava e si stava tutti chiusi in casa, al nostro gruppo venne un'idea un po' pazza: "Facciamo una radio!" L'idea era che la gente del paese ci dicesse che musica voleva sentire, e loro la mettevamo.

Dal secondo piano, dalla finestra, mettevo la musica per una ventina di minuti ogni sera. Partivo sempre con l'inno d'Italia, poi continuavo con la musica che ci chiedevano. La gente si affacciava alle finestre, usciva sui balconi. Era un momento di raccordo per tutto il paese in un periodo difficile.

Avevamo anche fatto una pagina Facebook, stampato locandine e biglietti da visita che andavamo a incollare fuori dalle panetterie e sui cassonetti che erano i posti dove la gente andava durante la pandemia. Era stata una cosa divertente, un modo per stare insieme quando non si poteva stare insieme.

Gli artisti del borgo

Una cosa particolare di Ghizzano è la concentrazione di artisti in un paese così piccolo. Abbiamo due sale, una dove si fa colazione e un'altra che è una libreria con caminetto, dove esponiamo una quindicina di opere d'arte di gente che vive qui.

C'è Daniele, il babbo del bar, il babbo del capitano della Fiorentina Anna Dainelli. E c'è Pulitori, che è cresciuto qui e fa opere bellissime in marmo e legno, ora dipinge. Poi c'è il fabbro che ha la bottega davanti alla chiesa, fa delle cose spettacolari.

Non so perché ci siano così tanti artisti in un posto così piccolo, ma è una ricchezza del paese di cui andiamo fieri. C'è anche Thomas, uno svizzero che è venuto ad abitare qui e fa quello di lavoro, è proprio un artista riconosciuto.

La maestra di tutti

Una figura storica del paese è maestra Sonia, la mamma della mia compagna. Ha lavorato qui dal secondo o terzo anno che ha aperto la scuola elementare di Ghizzano, quindi praticamente ha fatto maestra a tutti. È una di quelle maestre storiche che vivono nel paese e che hanno cresciuto generazioni intere.

Ancora oggi, se vado per Peccioli, trovo ragazzi di trent'anni, trentacinque che mi salutano dicendo "Saluta la tua mamma!" Io non ho idea di chi siano, ma poi penso: sicuramente sono andati a scuola da mia madre e loro ci conoscono perché lei se li portava a casa, aveva quattro figli suoi e ne ospitava quintali di altri.

È un lavoro che le piaceva fare, lo faceva con passione. È del '52, ma se la vedi sembra che abbia dieci anni di meno. Ora è nonna e bava dei nipoti - secondo me essere nonni è la parte più divertente della vita.

Caccia, tartufi e tradizioni

La caccia è una cosa storica qui da noi. Io faccio la guardiacaccia per la Tenuta di Ghizzano, che fa parte di un consorzio di aziende della zona, inclusa quella di Bocelli - non direttamente del cantante ma di suo fratello.

Le aziende faunistiche sono zone di rispetto venatorie dove all'interno possono cacciare esclusivamente degli ospiti secondo dei piani di abbattimento. Cacciamo caprioli e daini. Il mio lavoro non è solo seguire i cacciatori, ma anche dare da mangiare agli animali, far sì che la fauna prosperi.

Un'altra tradizione della zona sono i tartufi. Siamo nella vallata di San Miniato, il fulcro toscano del tartufo. Matteo Giuliani ha l'azienda qui appena usciti da Ghizzano, fa l'olio al tartufo, e tutti gli americani di Castelfalfi glielo fanno fare. Quando vai a "cercare" - come si dice qui - se conosci la zona puoi trovarne, quasi come una coltivazione tra virgolette.

Il futuro… ancora da raccontare

Il futuro del B&B è ancora un mistero - ho qualche idea ma non sono ancora rivelabili. Quello che posso dire è che continuerò a portare avanti questa struttura. All'inizio ero l'unico, ora c'è un po' più di concorrenza, ma ognuno ha il suo punto di forza.

Parallelamente, sto riprendendo i miei studi in informatica. Due anni fa è esplosa la bolla dell'intelligenza artificiale e io avevo fatto cinque anni di informatica prima di dedicarmi completamente al turismo. Ora sto facendo la magistrale in intelligenza artificiale.

Mi affascina l'idea di creare sistemi di droni che possano fare cose fantastiche nel civile, per aiutare i soccorritori. Immaginate uno sciame di droni che scandaglia il terreno h24 cercando persone in difficoltà. Se venite nella mia camera, vedrete pareti completamente coperte di fogli con progetti e idee.

Il futuro è un mix di tradizione e innovazione: continuare a far conoscere questo borgo meraviglioso, ma anche guardare avanti con la tecnologia.

Un paese che resiste

Ghizzano è un piccolo miracolo di resistenza. Siamo 350-380 abitanti, ma la cosa incredibile è che tutti i miei amici storici, quelli con cui facevo i fortini e i giochi, sono rimasti qui. È un record per un paese così piccolo.

Tra noi giovani siamo una ventina circa, poi ci sono i più piccoli, una decina buona, e i più grandi che hanno una trentina d'anni. Considerando che tutto il paese sono 350 persone, non è un paese giovane, ma nemmeno troppo vecchio.

Il bello è che quando si facevano le cavolate da piccoli, nel giro di un minuto lo sapevano tutti. E tutti sapevano chi era stato a farle. Ma il controllo sociale era bonario: al limite beccavi uno scapaccione dal babbo e finiva lì.

Ora c'è qualche "piovuto" - come si dice in Toscana - ma alla fine tutti si integrano. La gente quando si presenta dice subito "Io sono piovuto", ma poi diventa parte del paese come tutti gli altri.